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Intervista a Luca Biasiolo sul Giornale di Vicenza: “Il futuro è BIODEGRADABILE”
Luca Biasiolo, ad di Bibetech: «Stiamo investendo nella ricerca e in un nuovo stabilimento produttivo a Isola»
Investimenti per 13 milioni in impianti produttivi ed energie rinnovabili e una squadra dedicata a studiare materiali alternativi alla plastica, che potrebbero essere presentati entro fine anno. È la risposta della Bibetech di Montecchio
Maggiore a un atteggiamento decisamente cambiato nei confronti della plastica, come racconta l’amministratore delegato Luca Biasiolo.
Biasiolo, com’è cambiata la situazione negli ultimi anni?
C’è una maggiore consapevolezza riguardo all’ambiente e a tutte le implicazioni che l’utilizzo della plastica comporta. L’ultimo anno e mezzo è stato molto importante, perché mentre prima c’erano dei pionieri, come Nova-mont, che ancora ai tempi di Raul Gardini aveva messo a punto i primi materiali biodegradabili che sono rimasti delle nicchie, negli ultimi anni la nuova consapevolezza verso la sostenibilità ha fatto sì che anche i grandi produttori abbiano iniziato a investire su questi prodotti e questo spinge l’innovazione. I prossimi due o tre anni saranno chiave.
Come state affrontando questo cambiamento?
La nostra azienda è complessa, noi siamo presenti in tutti e quattro i settori della plastica: il medicale, gli imballaggi alimentari, l’automotive e lo stampaggio tecnico. Soprattutto nei primi due, che sono i settori che si prestano meglio all’utilizzo di nuovi materiali, da un paio d’anni stiamo investendo in maniera importante, perché pensiamo, come da direttive europee, che nei prossimi anni tutto quello che è il monouso sarà sostituito con materiali biodegradabili e smaltibili nell’umido.
Quindi ricerca e sviluppo.
Sì. Abbiamo una squadra di quattro persone che si occupa di testare tutti i materiali presenti sul mercato per capirne le varie applicazioni.
Alcuni, infatti, sono degradabili ma non vanno nel microonde, altri magari non sono trasparenti. Dobbiamo capire fino a che punto di compromesso oggi riusciamo ad arrivare.
A che punto siete?
Molto avanti. Siamo ad esempio già riusciti a realizzare dei prodotti biodegradabili per il gelato che vanno a -20°, a stampare dei materiali biodegradabili trasparenti, richiesti nell’alimentare per “invogliare” all’acquisto.
nostro team, in collaborazione con alcuni grossi clienti, che hanno capito prima di altri in che direzione va il mercato, sta cercando di mettere a punto dei packaging alternativi che speriamo di riuscire a lanciare entro fine anno.
Sono operazioni che richiedono investimenti importanti.
La ricerca e sviluppo, in realtà, è parte di un più ampio progetto. Stiamo finendo di costruire uno stabilimento di 10 mila metri quadri a Isola, con investimenti importanti nel fotovoltaico. A fine anno dovremmo avere circa 3MW e il 60% dell’energia utilizzata nei nostri stabilimenti è autoprodotta. Inoltre, stiamo cercando un terreno per un impianto a terra.
E in questo rientra una nuova mentalità: non vogliamo più essere quelli “brutti e cattivi”, ma quelli che hanno saputo mettersi in discussione e trovare soluzioni. Per questo, in tre anni, stiamo investendo 13 milioni di euro.
Quale sarà il prossimo sviluppo del mercato della plastica?
Gli approcci al momento sono due: il primo, apprezzato in Europa, che guarda al riciclaggio e il secondo che spinge sui materiali biodegradabili, nei quali l’Italia è all’avanguardia.
Quale vincerà, secondo lei?
Probabilmente tutti e due, in base ai settori di applicazione. Vincerà chi riuscirà per primo a soddisfare le esigenze del mercato. L’errore fatto finora è stato chiedere ai materiali riciclabili le stesse caratteristiche della plastica vergine. Dobbiamo trovare un punto di compromesso.
Noi stiamo studiando entrambe le situazioni e credo che questo portera vantaggi anche in fatto di business.